Il Fiume della vita. Il Giordano fra i due Testamenti.

Gianfranco Ravasi

 

Il Giordano è un fiume povero rispetto ai più gloriosi e maestosi Tigri, Eufrate e Nilo, eppure è divenuto un grande simbolo della speranza. Nell’immaginario collettivo è un fiume unico, ed è alla Bibbia che deve la sua unicità.

Di questo fiume che si ramifica in entrambi i Testamenti, che irrora il terreno desolato della storia, che ha purificato peccatori, bagnato malati e battezzato il Figlio di Dio, Gianfranco Ravasi vuole tracciare la biografia. Perché il Giordano è quasi una persona, una creatura vivente, come la sua storia, con un volto mutevole, una nascita e una morte, e un’esistenza tortuosa.

Attraverso la documentazione biblica e la ricerca topografica, archeologica, letteraria e artistica, il libro è un invito a conoscere, ripercorrendola, la vita di un luogo tra i più cari ai pellegrini e viaggiatori in Terra Santa. Un viaggio dall’Antico al Nuovo Testamento attraverso il “filo azzurro” di un fiume che scorre lungo tutta la storia della Salvezza.

 

EAN: 9791254711682
Editore: TS – Terra Santa
Collana: La Bibbia e le parole
Prezzo: € 18,00
Tipo di prodotto: Libro in brossura
Pagine: 256

 

Dall’introduzione

Io ho veduto i grandi fiumi d’America con quel piacere che ispirano la solitudine e la natura. Avevo visto il Tevere con grande curiosità e cercato con ugual interesse i fiumi della Grecia, l’Eurota e il Cefiso. Ma non riesco a dire cosa provassi alla vista del Giordano. Quel fiume non mi ricordava soltanto un’antichità famosa e uno dei più bei nomi che la più bella poesia ab­bia mai affidato alla memoria degli uomini, ma le sue rive mi offrivano anche il teatro dei miracoli della mia religione. La Giudea è il solo Paese della terra che ricordi al viaggiatore le cose terrene e quelle celesti; è l’unico che desti in fondo all’anima sentimenti e pensieri che nessun altro luogo può ispirare.

François­-René de Chateaubriand, scrittore francese, evoca e canta così il Giordano nel diario del suo Itinerario da Parigi a Gerusalemme. Partito dalla capitale francese il 13 luglio 1806, dopo aver attraversato terre e mari, avventure e pericoli, panorami incantevoli e incubi allucinanti, egli trova nel fiume che bagna la terra d’Israele e nelle pagine della Bibbia il suo approdo spirituale.

Dopo di lui vogliamo giungere anche noi al Giordano, fiume povero rispetto ai più gloriosi e maestosi Tigri, Eufrate, Nilo, eppure divenuto un grande simbolo dello spirito e della speranza: «I fiumi di Babilonia – scriveva nei suoi Pensieri Pascal – scorrono, precipitano e travolgono, mentre in te, santa Sion, tutto è stabile e nulla cade… Considera se una gioia è stabile o fuggevole: se scorre via, è un fiume di Babilonia». Di questo fiume che si ramifica in entrambi i Testamenti, che irrora il terreno desolato della storia, che nasce dal cielo dell’Hermon e feconda anche l’inferno del Mar Morto, di questo fiume che ha purificato peccatori, bagnato malati e battezzato il Figlio di Dio noi ora vogliamo tracciare la biografia. Perché il Giordano è quasi una persona, una creatura vivente con una sua storia, con un volto mutevole, con una nascita e una morte e una esistenza tortuosa. Nell’arco che a Roma celebra il trionfo imperiale di Tito su Gerusalemme e sugli ebrei del 70 d.C. il Giordano è infatti presente – secondo il mito del dio fluviale – come una persona viva, nella sfilata degli sconfitti: è un vecchio adagiato su una lettiga, appoggiato a un’urna e sostenuto da tre romani.

Persona viva il Giordano lo era, come vedremo, anche per le comunità cristiane dei primi secoli. Il mosaico del disco centrale della cupola di San Giovanni in Fonte a Ravenna (V secolo) può compendiare una scena raffigurata decine e decine di volte nell’arte cristiana: mentre Gesù viene battezzato, il Giordano si personalizza, ergendosi a lato, come spettatore stupito, in forma umana. Ora noi cercheremo di conoscere questa “persona”, di incontrarla, di ricostruirne la carta d’identità. Seguiremo questo fiume d’acqua viva in tutti i suoi meandri geografici e storici, in attesa di varcarlo anche noi per un’ultima volta, nel battesimo della morte, come aveva annunziato Gesù stesso (Marco 10,35-40) e come attendevano i neri d’America cantando lo “spiritual” You gotta cross the river:

 

Devi attraversare il Giordano

quando tu morrai.

Mi hanno detto che il fiume è stretto e profondo.

Al di là della riva c’è il Signore

che aspetta e dice: «Il tempo è già passato».

Oh, il Giordano, il fiume Giordano!

Gianfranco Ravasi


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *