Saverio Strati
«Mio padre parlava e lavorava. Lavorava come un treno in corsa. Era sempre in moto, anche mentre mangiava il suo pezzo di pane con olive o fichi secchi o frutta. Mangiava, parlava e faceva sempre qualcosa.
Tagliava un rametto, aggiustava una vite, toglieva una foglia, portava erba ai conigli, preparava il beverone per i porci. Era bravo a potare, a innestare, a seminare; a mietere non c’era un altro che l’eguagliasse». Inizia così, Il selvaggio di Santa Venere, romanzo apicale di Saverio Strati, Premio Campiello nel 1977. Siamo in Calabria, il racconto alterna i punti di vista di tre generazioni di uomini: di Dominic Arcadi, il più giovane, del padre Leo, del nonno Mico. Centrale e riflessiva è la voce di Leo, colui che è anche figura catartica, disceso e risalito dall’inferno della ‘ndrangheta. Ma c’è molto altro, in un continuo travaso e rimescolamento da padre a figlio a nipote di saperi, sentimenti, paure. E scoperte, di se stessi e del mondo. «Quando mi domandano perché mi piace tanto questo libro, scrive Walter Pedullà in limine alla presente edizione dico: per cominciare, la lingua. L’italiano di Strati, oltre a essere scabroso, elettrizzato, policromo dove lo pretende la condizione selvaggia che solo per cominciare è calabrese, è flessibile come giunco, inebriante come un Brunello e vibrante come un serpente in amore». Prefazione di Walter Pedullà.
EAN: 9788849863086
Stato editoriale: In commercio (10/12/2020)
Editore: Rubbettino
Prezzo: EUR 16.00 IVA Assolta
Collana: Opere di Saverio Strati
Pagine e formato: 290 (8)
Tipologia di prodotto: Libro in brossura
Dimensioni e peso: 145 x 225 x 24 mm 360 g
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